Le supervisioni
Uno dei miei ambiti d’intervento riguarda le supervisioni.
Il lavoro all’interno di asili nido e scuole materne è senza dubbio altamente stressante oltre che particolarmente delicato, dato il tipo di tenza, i bambini appunto.
Supervisionare un’equipe di educatori o insegnanti significa fornire loro il necessario supporto psicologico per lavorare efficacemente, in particolare su due fronti.
In equipe è possibile portare e discutere casi di bambini con cui si hanno maggiori difficoltà, dubbi, perplessità. Dato che ciascun bambino rappresenta un mondo a sé non è sufficiente (comunque indispensabile) avere una preparazione pedagogica di base.
A volte, i differenti temperamenti, gli atteggiamenti o le discrepanze tra un comportamento ritenuto fisiologico ed uno ritenuto “particolare” dei bambini, lasciano gli educatori e gli insegnanti incerti sul modo di procedere. Spesso si sentono in difficoltà poiché gli strumenti che solitamente funzionano con i bambini, con altri sembrano non sortire effetti.
Oppure, ancor prima di agire, gli educatori e insegnanti, non sanno bene come orientare il loro intervento. In questo caso la supervisione è fondamentale, poiché non solo da la possibilità agli operatori confrontarsi tra loro e quindi di condividere insieme una situazione a volte vissuta come problematica, ma li rassicura poiché il caso viene discusso con il terapeuta, che è in grado di aiutarli concretamente nello svolgimento del loro lavoro effettivo.
È un lavoro molto prezioso e INDISPENSABILE. Un lavoro serio e competente di supervisione è in grado anche di prevenire gli abusi e le molestie di cui spesso (troppo spesso) i bambini sono vittime. Le scuole, gli asili e le materne che si avvalgono di supervisione forniscono, senza dubbio, una garanzia maggiore per i genitori che scelgono per questa o quella scuola.
L’altro vantaggio che comporta una supervisione è relativa agli educatori e insegnanti, intesi qui come lavoratori.
Lavorare con i bambini rappresenta uno dei settori più stressanti in assoluto. È un lavoro che richiede, oltre che una naturale predisposizione al contatto con i bambini, pazienza, empatia, capacità di elaborare le proprie emozioni, capacità di accogliere i bisogni dei singoli utenti del servizio (bambini in primis ma anche genitori e famiglie), massima consapevolezza rispetto al proprio modo di funzionare e di reagire di fronte a eventi stressanti (pianti ripetuti piuttosto che urla dei bambini), autocontrollo, dolcezza e fermezza sapientemente amalgamate, formazione continua e permanente, ottima conoscenza dei propri confini, ovvero essere in grado di prevenire il proprio livello di saturazione.
È quindi piuttosto logico che gli insegnanti debbano avere una costante supervisione (1 o due volte al mese), cioè uno spazio loro dove possano liberamente confrontarsi e ricevere il supporto psicologico di cui, in quanto educatori (intendendo con funzione educativa) hanno bisogno.
La supervisione è anche uno spazio dove gli operatori possono, anzi dovrebbero, dare libero sfogo alle proprie frustrazioni. Proprio per evitare di riversarle sui bambini stessi. Usufruirne è un diritto degli insegnanti ed educatori e dovrebbe essere un dovere da parte di tutte le scuole che hanno a cuore i bambini e i loro operatori.